Questa è una storia di sport, incredibile strumento
di crescita e di integrazione sociale. La storia di Regina, giovane capitano
della squadra di basket presso l’orfanotrofio di Maputo, Mozambico, ma anche la
storia di “Gianluca”, filippino di Roma che sorride e dice “ma io sono
italiano!”. Il Progetto Colors: "Giovani, Culture e Colori, l'integrazione
fa canestro" inizia nel 2007 tramite una strategia innovativa di
integrazione, inizialmente focalizzata verso le periferie della Regione Lazio.
Si parte dall'identificazione di zone ad alto rischio di emarginazione dotate
di strutture sportive (spesso da riabilitare o valorizzare), con una
significativa presenza di cittadini espatriati dai loro paesi di origine (anche
da generazioni), e di ceti meno abbienti, dove sviluppare centri di avviamento
gratuito alla pratica della pallacanestro.
Il Progetto si pone come obiettivo quello di
accelerare i processi di integrazione, attuando percorsi educativi e formativi
sotto la gestione di volontari, istruttori e psicologi, di alta qualità
professionale e portatori di valori legati allo sport. Ad oggi, Progetto Colors ha lavorato a favore di 1200 ragazzi, dagli 8 ai 14 anni di 27
nazionalità diverse, in 12 centri a Roma e provincia. Il coinvolgimento dei
ragazzi e ragazze, provenienti da realtà con disagio socio-economico, avviene in
collaborazione con servizi sociali, parrocchie, istituti scolastici e
associazioni di volontariato del territorio. L'attività viene monitorata da
una psicologa, anche attraverso incontri periodici con gli insegnati, per una
valutazione dell’impatto sulla frequenza e la qualità degli studi. Lo
straordinario e immediato esempio dello sport in termini di regole e principi
fondamentali dimostra così di poter incidere sullle potenzialità dei ragazzi
per favorire affiatamento di gruppo, in parallelo ad una competizione nel
rispetto di un regolamento molto complesso. Dal 2009 Progetto Colors si estende
anche in Africa, a Maputo, capitale del Mozambico, presso l’orfanotrofio di
Zimpeto, dove ha inizio semplicemente entrando in contatto con i bambini di
strada, fornendo loro cibo, vestiti e riparo. Adesso questo impegno si è
tradotto nella creazione di un campo di basket, e di una squadra di piccole
giocatrici che in Mozambico indossa le maglie azzurre della Lazio Basket e che
sta imparando grazie alla pallacanestro a guardare la vita a testa alta.
Tra i “testimonial” del progetto, che
hanno incontrato i giovani “giocatori” e fornito un esempio con la propria
storia, la pivot mozambicana Clarisse Machanguane che –dopo una straordinaria
carriera nella WNBA americana- ha raggiunto risultati di primissimo piano anche
nel campionato italiano, e soprattutto l’ex campione della Lazio Basket e della
NBA Abdul Jeelani che, dopo avere fatto innamorare i palazzetti italiani negli
anni ’70 (quando era conosciuto come “la mano di Maometto”), aveva smarrito la
strada trovandosi senza tetto a Racine, Wisconsin, ma che nel 2011 –proprio
grazie a Progetto Colors- è rientrato in Italia, riassumendo il ruolo di
“coach” e maestro verso le nuove generazioni. Ora Abdul Jeelani ha fatto
ritorno negli USA e –con la collaborazione di Progetto Colors- sta lavorando
all’avvio di questo modello di sport ed integrazione anche a Chicago.
“Nati per proteggere” è una straordinaria occasione affinché per tanti
bimbi e giovani con un presente incerto sia possibile un futuro a testa alta,
perché “tutti i ragazzi hanno bisogno di un piccolo aiuto, di una
piccola speranza e di qualcuno che creda in loro”. ("Magic" Johnson,
giocatore di pallacanestro).
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